Ci hanno preso in ortaggio

La frenesia ha dato spazio alla quiete. 
L'aggregazione, tipica del nostro popolo caloroso, è stata sopraffatta dalla solitudine. 
Il silenzio incombe sul rumore. 
Le saracinesche sono tutte abbassate. 
L'aria, ormai quasi primaverile, è più pulita e taciturna. 
I supermercati sono diventati una conquista e internet una necessità imprescindibile. 

Non si può e non si deve uscire perché c'è qualcosa più grande di noi che ci sta minacciando e noi lo dobbiamo sconfiggere. Non ci si può salutare e nemmeno incontrare perché potremmo farci del male a vicenda, anche sono con un abbraccio. Le news le cerchiamo assetati ma poi ci spaventano anche.
C'è una cosa però di cui mi sono accorta solo stasera affacciandomi alla finestra: le luci nelle case sono tutte accese. Non succede mai così tanto e sono bellissime da guardare. 


I medici sono stremati e le piccole e grandi aziende preoccupate. I bambini, un pò più inconsapevoli di noi, si sentono in gabbia e gli anziani in grande pericolo.

Il mondo là fuori non è lo stesso di qualche settimana fa e non è facile abituarsi.
Siamo tutti chiusi nei nostri piccoli o grandi regni. 
Mi piace pensarvi sommersi di ortaggi da pulire, tagliare e cucinare. Sdraiati comodi a leggere, guardare la televisione o fare le parole crociate. Chinati a pulire angoli dove non eravate mai arrivati prima o a mettere a posto cassetti chiusi da tempo. Concentrati a catalogare o a lavorare sodo per tutti quelli che possono farlo da casa. Intenti a parlare con gli affetti, vicini o lontani, godendosi un buon bicchiere di vino. 
Radio o playlist accese, profumo di pulito o di soffritto, ordine o caos.
E alla fine sorrido, perché in un momento in cui tutto là fuori è silenzio, paura e incertezza tutte quelle luci accese per me sono la vita.




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