Siediti, la vita è in tavola

Basta pensare alla vita come ad un lungo, cadenzato ed equilibrato pasto. 

Innanzitutto occorre partire con il giusto antipasto. Non si deve cadere nell'errore di farsi tentare da uno eccessivamente saporito o troppo abbondante, altrimenti il primo risulterà insipido. Sono da evitare sapori troppo forti: serve qualcosa che educhi dolcemente le papille gustative, che le metta in allerta e in trepida attesa. Niente di troppo scipito e insoddisfaciente, altrimenti divorerò il primo con quella foga che mi impedirà di gustarmelo appieno. Cura nella vista mi raccomando, gli occhi nell'antipasto comandano più del palato.

Poi arriva il momento del primo ed è lì che ci si sfama veramente. Giovani e in fermento, ma senza sapere ancora per cosa esattamente. Se l'antipasto è stato azzeccato il nostro stomaco si è appena svegliato dal letargo. Semplice e genuino ma eseguito da manuale. La quantità deve soddisfare senza appesantire. La vista ne deve godere, ma questa volta per i giri della morte è il turno del palato. Il condimento è una scelta individuale: speziato per chi vuole falsare la sostanza basica, neutro per assaporare meglio un prodotto di prima qualità. Aggiunte creative per stuzzicare coraggio e fantasia; aggiunte banali per chi ha paura di osare troppo e guastare una ricetta già consolidata.

Ma è decisamente il secondo quello che di solito richiede cura e cottura più complesse. Siamo ancora forti e ambiziosi ma ormai i crampi della fame sono svaniti e subentra il desiderio di qualcosa di sfizioso dal sapore ben bilanciato. Anche la vista qua torna ad avere la sua parte importante, insieme alla semplicità. Lentezza per una cotturna al sale o in crosta che ci da il tempo di sorseggiare un bicchiere di buon vino ancora col sapore delle precedenti portate in bocca. Non occorre stupire come con l'antipasto: un gusto genuino, magari solo una nuova combinazione di sapori antichi, è quello che stiamo cercando.

Ed infine arriva il dessert. Anche se ci si arriva con i capelli bianchi, un pò appesantiti e talvolta anche un pò annoiati non deve essere mai sottovalutato. Mai troppo dolce perchè rovinerebbe l'equilibrio di gusti che tratteniamo in bocca. Nulla di povero e rinsecchito perchè meritiamo di più per concludere degnamente il pasto. Semplicemente un sapore di cui abbiamo voglia che ci fa sentire al sicuro e un pò peccatori. Gustato socchiudendo appena gli occhi, soddisfatti ma non appesantiti. Fruttato o al cioccolato purchè non giunga disarmonico nè noioso.

Certo, arriveranno sempre i rimorsi per aver scelto alcune ricette e i rimpianti per non averne scelte altre; ma lo stomaco purtroppo è troppo piccolo per assaggiare tutto il menù.
Tutto comunque alla fine avrà il suo equilibrio: amaro come uno Jagermaister, aspro come un limoncino o dolce come un Disaronno.




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