Semplice come far volare un aquilone

Mi è sempre piaciuto giocare con le metafore. Sono un modo per parlare di qualcosa, senza parlarne direttamente. In un certo senso riesci a trasformare un'argomento, apprentemente scontato e banale, in uno nuovo ed attraente.
Il tema della vita per esempio è stato già abbondantemente trattato in tutte le sue sfumature. Qualcuno l'ha cantata, scritta, dipinta o fotografata. C'è chi ha sacrificato la sua stessa, cercandone proprio la pura sostanza.
A me piace parlarne come del gioco dell'aquilone.
Ognuno inizia col costruirlo: scegliendo la propria tonalità e la fantasia; giocando un pò su forma e materiali ma senza stravolgere troppo la sua matrice aerodinamica. 
Certo, saranno concesse migliorie lungo la corsa, ma la sostanza rimane la stessa. Il segreto è sentirlo veramente tuo.
L'altro strumento in dotazione è un filo: l'unico limite tra cielo e terra. E' un filo sottile, che rischia di diventare invisibile per chi non vuole aguzzare bene la vista. E' tutto nella tua mano, ma tenerlo tutto lì raggomitolato non ti servirà a nulla.
Non è semplicemente fortuna come molti credono. E' tutta una questione di studiato equilibrio. Sta a te decidere quanto e quando mollare. Ascoltare il vento può essere ingannevole ma è l'unica guida, insieme all'istinto. Puoi guardare gli altri giocatori ma non puoi sapere in anticipo chi sarà un vincitore. Puoi recuperare un pò se non ti senti sicuro; ma non ti lamentare se qualcun'altro occuperà il tuo triangolo di cielo.
Basta una corrente sbagliata per farlo precipitare a terra. L'aquilone si può sporcare o rompere; ma un pò di nastro adesivo messo con cura lo puoi rimettere in sesto. E' vero, alcuni precipitano così tante volte da non poter volare più, ma sono quelli che hanno già visto più cieli di tutti gli altri.
Puoi decidere di non rischiare e lasciarlo planare a mezzaria, correndogli avanti affannosamente per non fargli toccare mai terra. Oppure puoi decidere di rischiare, nastro adesivo in tasca. Solo così potrai orgogliosamente vederlo sfrecciare lassù, stando fermo. 
Il timore nel mollare un pò di filo, il rischio e poi il batticuore nel vederlo volteggiare. La delusione quando precipita, la fatica nel ripararlo e il rimetterlo in gioco.
Un gioco di equilibri tra il filo che molli e quello che recuperi. Stando attento agli altri e seguendo anche il vento però; perché non puoi illuderti di essere solo tu a comandare.




Commenti

  1. E allora dai filo e vola più in alto che puoi...Per fortuna tu non soffri di vertigini!!!

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