Buon detto non mente

I detti e i proverbi antichi sono un patrimonio inestimabile che andrebbe conservato e tramandato.
Quello che i nostri avi hanno vissuto rischia di morire con loro ma è ciò che ha reso la nostra generazione quella che è oggi e non andrebbe dimenticato mai.
Un pò di tempo fa ho chiesto ai miei lettori di inviarmi i detti più belli delle loro famiglie e c'è stato tanto entusiasmo e tanta partecipazione che ho avuto la conferma di non essere l'unica a pensarla così. Ho cercato di mettere insieme i più belli provando a coglierne il succo. Mi sono estraniata dalle mie comodità e abitudini mentali e ho trovato dei fili conduttori che mi hanno affascinata.

Innanzitutto mi sono accorta di quanta poca pura ironia usiamo oggi per affrontare la piccole difficoltà della vita.
Ti sei mai sentito soffocato dai problemi e dalle incombenze? Mentre tu ti affanni e ti impasticchi di calmanti qualcuno, seduto su una panchina, con il volto rigato dalle rughe di chi magari ha affrontato due guerre ti potrebbe dire "E con tutto ciò, la vita non è che un valzer"
Ti è mai capitato di trovarti invischiato in una discussione senza fine perché ci sono troppi pareri e troppe opinioni? Sicuramente si e anziché bofonchiare tra te e te la prossima volta dovresti esclamare "Cent co, cent crap; cent cù, dusent ciap" (cento cuori, cento teste; cento culi, duecento chiappe)
Ti sei mai arrabbiato e infastidito perché dovevi uscire e la pioggia veniva giù a catinelle?
"Non sei mica di zucchero. Mica ti sciogli" ti avrebbe gridato qualcuno con una spintarella e un grugnito affettuoso ma severo.
Hai mai avuto a che fare con qualcuno pigro e poco determinato nel fare qualcosa tanto che avevi la tentazione di scrollarlo forte? "Assi gnu vutt, nu ruculej" (Se non lo spingi non rotola) sarebbe il modo giusto per canzonarlo sottilmente.
"S'è cotta la pignatta" per dire che qualcuno si è innamorato mi ha fatto pesare a come anche i sentimenti fossero trattati con semplicità e ironia associandoli alle azioni più quotidiane come scaldare una pentola.
Anche il cibo veniva stravolto in modo ironico come "Vuoi della morte in guerra?" riferendosi alla mortadella e ai tempi grigi in cui mangiare certe prelibatezze era un sogno ad occhi aperti.

La consapevolezza è un'altra costante che mi ha fatto riflettere. Osservare cosa succede intorno a noi e imparare da quello è arte antica.
Guidare l'automobile è ormai una pratica quotidiana e scontata e spesso l'attenzione non è quella che sarebbe necessaria. Hai mai pensato che "Dietro un pallone c'è sempre un bambino"?.
Forse ormai di bambini che giocano alla palla per strada non ce ne sono più molti ma mi ha fatto pensare a come stare attenti ai movimenti dell'umanità sia magico e imprescindibile.
Comprendere la natura, le sue imprevedibilità e i suoi pericoli è un'altra consapevolezza di cui ci siamo un pò dimenticati. Nuotiamo, andiamo in vacanza, saliamo in barca e ci rilassiamo in crociera ma "Il mare non ha taverna" è rendersi conto di una potenza più grande di noi, rispettarla e fare attenzione. Ci hai mai riflettuto?

La caratteristiche preferita che ho percepito è sicuramente la schiettezza genuina che ormai è andata perduta nella sua purezza originaria.
Critichiamo e spettegoliamo ma certe finezze ci sono ormai lontane come "Chi non è buono per il re non va bene neanche per la regina" per riferirsi ai mollaccioni che evitavano il militare e quindi, non essendo degni di servire il re, non lo erano nemmeno di sperare in una moglie.
Severo ma giusto oserei dire, tanto quanto "Cu avi pietà rà carni lavutru, a sua sà mancianu i cani" (chi ha pietà della carne degli altri, la sua viene mangiata dai cani) dove esce un coraggio e uno spirito di sopravvivenza a noi ormai estraneo.

E vorrei concludere con un'ultima sfumatura bellissima che è l'arguzia e l'arte di arrangiarsi in modo semplice, un pò ingenuo ma arguto.
"Cu l'arte e cu lu nganno se campa metà anno, cu lu nganno e cu l'arte se campa l'addha" (con l'arte e con l'inganno si campa metà anno, con l'inganno e con l'arte si campa l'altra parte) è una delle più belle frasi sull'inganno e sul suo potere infimo praticato anche oggi ma con meno ingenuità e più arrivismo forse.
Quando riveli troppo di te senza lasciare più spazio ai segreti e al mistero qualcuno, dall'alto del suo comodo divano, ti direbbe sicuramente "Chi te sape non t'accatta" (Chi ti conosce troppo, non ti vuole).
Da quello stesso divano, dove l'importanza del denaro e della fatica sono più chiari e visibili e l'onore più sincero, "Sparagn e cumbarisc" (risparmia e fai bella figura) sarebbe la raccomandazione più pronunciata.
"Tanto va la gatta al largo che ci lascia lo zampino" è uno dei più famosi che invece ci insegna che facendo i furbi ripetutamente prima o poi tanto si verrà beccati. I furbi ci sono sempre stati ma il trattamento forse oggi andrebbe rivisto.

Leggere ognuna di queste frasi mi ha fatto viaggiare in mondi lontani ma anche accorgere quanto da quelli dipendiamo e discendiamo. L'ironia, la schiettezza, l'arguzia e la consapevolezza sono qualità umane che ci hanno fatto superare guerre, epidemie, disgrazie, dittature e ingiustizie.
Ricordiamocelo quando ci lamentiamo per il traffico o quando siamo al mare e il cielo si rannuvola.
Non dimentichiamoci mai quando senza istruzione, master e lauree i nostri nonni affrontavano le difficoltà con gli strumenti che avevano: il buon senso e il coraggio.. questi sconosciuti.












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