Sogni con le Gambe in Spalla

C'è un meme che gira in questi giorni dove c'è l'immagine di un percorso su Google Map che indica a piedi 2 giorni e 5 ore con sotto la frase "Dai possiamo andare a piedi, non è lontano".
Me lo hanno mandato almeno cinque persone dicendomi "Sei troppo tu" e non posso proprio dargli torto.

Camminare è sempre stata una delle mie cose preferite. Mi piace camminare perché posso fare deviazioni per seguire un profumo o una musica, posso sbirciare dentro le case, fermarmi ad accarezzare i gattini o a fare foto. Camminando posso parlare con le persone o semplicemente salutarle con quel bel gesto del mento un pò spinto in alto unito ad un sorriso, della bocca e degli occhi. Camminare ti permette di pensare meglio a dove stai andando, senza però perderti la bellezza del percorso in ogni suo dettaglio e poi vuoi mettere non avere la noia di cercare parcheggio o di rimanere intrappolati nel traffico o del dover sottostare agli orari dei mezzi pubblici? Camminare mi ha sempre fatto sentire libera e sentirsi liberi al giorno d'oggi per me è veramente prezioso.

Ho sempre camminato ovunque mi trovassi per esplorare o banalmente per spostarmi nelle commissioni e impegni di vita quotidiana ma questa volta ho deciso di spingermi un pochino oltre.
Questa volta ho deciso di camminare fino a Santiago De Compostela, anzi fino a Finisterre, la fine del mondo. È un sogno che ho da tanti anni che è stato rimandato molte volte per svariati motivi ma martedì 30 maggio inizierà la mia avventura e sono emozionata come mi pare di ricordare lo fossi solo alla mia prima recita scolastica quando interpretavo un ruolo fondamentale: la pallina rossa dell'albero di Natale.


Farò una parte del cammino portoghese di circa 230km ma parto con una pianificazione di percorso solo abbozzata perché da sempre amo improvvisare e accogliere quello che il destino mette sui miei bivii.
Sono settimane che mi curo i piedi, che testo le scarpe e che compongo il mio zaino pezzo per pezzo. Lui e quel poco che ci metterò dentro saranno i miei inseparabili compagni di viaggio ed il loro peso sarà quello con cui dovrò scontrarmi ogni giorno.
Accanto al contenuto dello zaino è riposta con cura la mia Credenziale del pellegrino che è una specie di passaporto che va timbrato in ogni tappa come attestato di passaggio per poter poi, arrivati a Santiago, chiedere la compostela. 
L'ho ritirata qualche settimana fa a casa di un volontario della confraternita. Lui è il signor Giorgio, non mi sono permessa di chiedergli l'età ma i suoi capelli d'argento e la vita segnata sulle sue mani mi fanno intendere che tanti sono gli anni di cammino che ha sulle spalle. Mi ha accolto a casa sua col sorriso e mi ha fatto accomodare nel suo salotto dove ha aperto una vecchia cartina usurata da tutte le dita che la hanno tracciata milioni di volte. Mi ha raccontato  tanti aneddoti e storie bellissime di pellegrini, cene, paesaggi, fortune e disavventure.Mi ha dato tanti consigli preziosi e mi ha chiesto di scrivergli al mio ritorno perché vuole sapere come è andata. Lo farò sicuramente signor Giorgio.


Ho paura? Certo che ho paura! Ho paura di avere freddo e ho paura di avere caldo, ho paura di farmi male, di non trovare da dormire, di avere sete o di avere fame, ho paura di non riuscire a dormire in stanze con altre 40 persone, delle vesciche, della pioggia, della stanchezza, di non avere con me quello che mi serve e di non riuscire ad arrivare dove voglio. Ma c'è una cosa di cui non ho paura. Non ho nessuna paura che non sarà bellissimo perché Giorgio mi ha detto che sarà così e io mi fido di lui. 

Nonostante le paure martedì parto serena e lo faccio con le braccia aperte per accogliere tutto quello che arriverà, con il cuore colmo di emozione e ricco di amore per me stessa e per chi incontrerò, gli occhi bramosi di setacciare posti nuovi, le orecchie avide di sentire un pò di quel silenzio che solo le albe hanno e anche un pò di quel caos di lingue e accenti che solo gli ostelli possono regalare, la testa alta per non perdimi nemmeno un cm di strada e le gambe in spalla perché è lì che stanno le gambe coraggiose di chi cammina per realizzare un sogno.



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