Seduta sugli allora

Allora è una di quelle magie della lingua italiana: quando una sola parola racchiude differenti mondi, aspettative, ricordi e spazi temporali a seconda del contesto, del tono e dell’accezione.

All’interno di un racconto è il momento di svolta della storia: quando la tensione sale e ci prepariamo ad un accadimento importante. “...e allora il fruttivendolo mi allungò il sacchetto con la spesa” (punto decisamente nevralgico del racconto)
All’interno di un dolce ricordo lontano condiviso ad alta voce davanti al camino “Sai cara allora la domenica si preparavano la mattina presto le lasagne così che poi dopo la messa..."
Come domanda informale e molto curiosa “Allora?... com’è andato l’appuntamento con quel bono chitarrista?..."
Come risposta che preannuncia un lungo racconto e i tanti bicchieri di vino necessari per affrontarlo. “Allora, devo dire che mi aspettavo meglio... però...”
Per rafforzare un dubbio amletico su una decisione più o meno importante, spesso accompagnato da una tamburellata di dito sul mento “Mmh allora, compro il cavolfiore e lo faccio al gratin o prendo la verza per farla ripiena?” (Dubbi criticissimi)
Per sottolineare un rimorso o un rimpianto su una decisione ormai presa “Se avessi saputo che mi veniva così buono ne prendevo due 2 di cavolfiori allora...” (Ingorda sempre)
Come a rafforzare un imperativo, ad esempio quando qualcuno non dovrebbe farsi sfuggire l’occasione di fare pace con qualcuno che ama. “E allora scrivile!..Scemo”. 

Gli allora, allora, sono il sapore della vita! Da non confondere mai con l’alloro.
Con l’alloro non ho mai avuto troppi problemi di utilizzo: bolliti, zuppe, arrosti, capretto, coniglio, lenticchie, baccalà, trippa, pasta e fagioli; sono genovese e l’alloro mi piace metterlo un pò dappertutto.
Sugli allora invece i dubbi ci sono eccome, l’evoluzione è continua e costante e le ricette sempre in evoluzione.

Gli allora sono infiniti così come i nostri ricordi e i nostri racconti, gli accadimenti della nostra vita e le domande che continuiamo a fare agli altri e a noi stessi.
Costellano le nostre menti facendoci riflettere, imparare, sbagliare e pentirci. Sono ostici a volte da affrontare quando un ricordo è troppo lontano o troppo triste o una domanda è troppo scomoda ma sono anche risolutori quando un dubbio si scioglie davanti ai nostri occhi o adrenalinici quando la storia prende una piega inaspettata.

“E allora, usiamoli questi allora” (non dimentichiamoci nemmeno dell’alloro però), viviamoli, domandiamoli, raccontiamoli che un mondo di certezze e privo di dubbi sarebbe insipido e poco gustoso: come il coniglio alla ligure senza alloro.












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