Calci in bocca alla romana

La rabbia è un sentimento da cui mi sono sempre tenuta alla larga. 
Il mondo è pieno zeppo di rancore, invidia e sporcizia e ho voluto mantenere il mio Pensierivendolo come un’oasi sincera ma pulita, realistica ma romantica, costruttiva ma ottimista. Mi è sempre venuto naturale andare a cercare in mezzo a tutta quella sporcizia qualche fiore tenace e qualche frutto dolce da regalare a chi mi legge e prima di tutto a me stessa, perché ora so che di quei fiori e di quei frutti ne avevo molto, moltissimo bisogno.
Ho sempre schivato la rabbia come un demonio da cui rifuggire, come un brutto sentimento che provoca solo dolore e che per questo dovrebbe essere evitato con tutte le forze. L’ho fatto ogni giorno inconsciamente per preservarmi, per imparare in silenzio a farmi scivolare le cose addosso senza dare fastidio. Fa paura essere arrabbiati, fa paura confrontarsi e fa paura rischiare di perdere il controllo. Fa paura l’idea di dire cose forti e di discutere con chi amiamo perché sono proprio le persone a cui teniamo di più in grado di farci veramente del male.

Ma le cose dopo un pò iniziano a scivolare a fatica, si accumulano come i grumi sul fondo di un colino e diventano così grandi che ti si rivoltano contro, trasformando quella rabbia in senso di colpa, tristezza e mancanza. 
Poi però arriva un giorno in cui ti rendi conto che dare fastidio è spesso più costruttivo di restare in silenzio, che far sentire la propria voce quando si subisce un torto è legittimo, che accettarsi anche arrabbiati è il primo passo per arrabbiarsi sempre di meno con se stessi.
Sono e sarò sempre la Elena un pò naif che al mercato chiacchiera con gli sconosciuti, che fotografa gli anziani, le lenzuola stese e i gattini ma posso anche essere una Elena arrabbiata ogni tanto.

Si, perché sono anche un pò incazzata. 
Sono incazzata di vivere in un mondo rabbioso in cui le persone non hanno più il coraggio di emozionarsi e di commuoversi, per paura di mostrare la loro parte più intima e più viva.
Sono incazzata di vedere tanto individualismo intorno e una diffusa ostentazione di forza emotiva e indipendenza per reprimere i sentimenti ed evitare il rischio di rimanere feriti.
Sono incazzata per tutto il materialismo e il menefreghismo da cui siamo circondati che mette in pericolo il nostro pianeta e la nostra autostima.
Sono incazzata perché la gente non ascolta più: giudica e parla senza conoscere i dolori e le frustrazioni altrui come in una gara a chi ha i problemi più grandi, gli sbatti più sbatti, le prove più prove.
Sono incazzata perché sono stata tradita, umiliata e abbandonata da persone a cui avevo messo il cuore in mano senza vergogna e senza filtri.
Sono incazzata perché i miei spazi sono stati spesso invasi senza rispetto e le mie necessità messe da parte senza remore, facendomi sentire inadatta e incompresa.
Sono incazzata perché non rivedrò mai più la mia nonna, perché spesso non vengono comprese le mie mancanze in un mondo che ci vuole solo riempire, ma di materia e non di abbracci.
Sono incazzata perché forse non riuscirò mai a realizzare i miei sogni più profondi nonostante la mia dedizione perché non sempre le cose vanno come ci eravamo immaginati.

Sono incazzata e lo voglio dire a gran voce. Lo griderei come si gridano le cose forti ma lo farei con serenità: la serenità di chi finalmente da questa rabbia si sente riempito perché anche la rabbia, come tutti gli altri sentimenti se gestiti con rispetto (di loro, di noi e degli altri), riempie, aggiusta, attenua e realizza. 
Il segreto è forse imparare che solo il vino è buono da far scivolare e che reprimere la rabbia è forse la scelta più comoda ma non sempre più giusta.
Per voi invece che di contro vi incazzate sempre e senza motivo, datevi una calmata: fotografare qualche gattino e lasciare un pò di spazio anche a noi poveri scivoloni sono certa che vi farà moltissimo bene.







Commenti