Via degli sbatti numero 0

Lo so che ti sono mancata e non lo dico dando un calcio in faccia alla mia modestia, lo dico perché mi sono mancata anche io. Mi è mancato sentire quel friccichio nel cervello di quando arriva l'ispirazione per un articolo. Quel friccichio che poi scende allo stomaco e infine raggiunge le mani e io non riesco più a tenerlo, un pò come l'istinto di quando ti scappa forte la pipì ma forse un pò meno primitivo (non il vino eh) o forse di più, chi lo sa. 
E' in preda a questa necessità che di solito apro il computer e mi preparo una tisana, che non bevo mai e faccio diventare fredda perché le mani vanno talmente veloci sulla tastiera che non posso staccarle nemmeno per bere.

Nell'ultimo breve periodo questa pipì l'ho dovuta trattenere tantissimo perché il mio cervello era assorbito da una cosa nuova ed enorme da dover gestire, in aggiunta alle mie normali mille attività e al mio lavoro.
Ho comprato casa!
Si, l'ho fatto con il naso tappato e con il cuore in mano dopo averla vista un giorno di Dicembre in cui il cielo era terso e faceva freddo. Io ero arrivata come al solito in bici e avevo le mani e le orecchie rosse e congelate. Era l'ennesimo appuntamento della settimana ma quando ho visto il cortile interno, i muri verde salvia e i ballatoi pieni di piante e di panni stesi il mio cuore ha iniziato a frizzare come la citrosodina. Era lei, non so razionalmente spiegare come lo sapessi ma ero sicura di aver trovato la mia casa del cuore dopo soli 10 giorni di ricerca. Una pazza.

Da lì è stato tutto veloce, intenso, nuovo, stressante e pieno di emozioni. La consapevolezza dei sacrifici che sarebbero arrivati, la paura di aver fatto una scelta affrettata, le incertezze che si hanno quando si fanno le cose da grandi per la prima volta.
Ma quando le cose si mettono giù pesanti Elena non si perde mai d'animo. Ho comprato un quaderno e ho iniziato ad annotare tutte le cose che dovevo fare e organizzare per affrontare da sola una compravendita, un mutuo, una ristrutturazione e un trasloco in nemmeno due mesi di tempo e con un budget molto limitato.
Fino a quel momento il termine rogito era stato solo una parola la cui pronuncia che mi faceva tanto ridere e gli unici mobili di cui ero in possesso dopo 10 anni di affitti erano delle piante (i miei arredi preferiti)
Ho passato notti intere a riempire quel quaderno aggiungendo liste, idee, contatti, spese, promemoria. Ogni linea portava con se altre mille linee, altre pagine, altre telefonate, altre email, altri sopralluoghi, altri appuntamenti, altre attese, altre fatture, altre idee e tante tante altre decisioni da prendere da sola.
I giorni passavano, il quaderno si riempiva e il mio cervello con lui. L'emozionante ricerca di tutti gli arredi, la scelta delle carte da parati, i dubbi delle 4 di notte sul pavimento e i conti fatti ad occhi stanchi con quattro calcolatrici aperte e la dispensa vuota. I santi che tiravo giù e con cui giocavo a volano quando (sempre) l'amministratore non rispondeva alle mie email, il falegname che faceva ghosting (e io che pensavo lo facessero solo i tipi di Tinder) e la tachicardia di quando mi sono affacciata al balcone per la prima volta annunciando in stile papale l'avvenuta dominazione sul territorio.

E' stato un grande saliscendi di emozioni e mia mamma, grande supporter insieme a papà in questo periodo, una sera mi disse di aver letto da fonti (apparentemente credibili) che cambiare casa per un essere umano equivale allo stress emotivo di un lutto. Non mi sento assolutamente di voler paragonare le due cose ma per me quel giorno di febbraio in cui ho tenuto per la prima vola le chiavi in mano l'unica cosa che è morta è stato solo il mio riposo.
La soddisfazione di vederla comporsi sotto i tuoi occhi complimentandosi da sola delle scelte fatte che ai molti sembravano azzardate. La gioia di conoscere i primi vicini che ti sorridono dandoti il benvenuto con gli occhi (mascherina sempre con noi). L'odore di quelle stanze e i sognati fotogrammi di me seduta lì in un futuro prossimo. L'impianto elettrico a puttane, le perdite, i contatori da spostare, il soffitto a cannette, le piastrelle rotte...
Ho avuto paura quando gli sbattimenti erano più grandi di me, il tempo poco e il perfezionismo che mi contraddistingue tanto ma oggi posso dire che ne vale sempre sempre la pena di avere paura.
E' la paura che ci permette di diventare coraggiosi e di congratularci poi con noi stessi.
La paura ci rende più forti di quanto non avremmo mai immaginato e ci fa tirare fuori delle risorse inaspettate. Ho scoperto di essere un fenomeno a fare i conti alle 2 di notte e di essere estremamente multitasking (no questo lo sapevo già :) )
E poi si sa che la paura fa scappare la pipì e io con queste "pipì ispirazionali" ci riempio un blog da più di 10 anni.







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