CheeseFake

Una delle delusioni più grandi della mia vita non è stata per colpa di un uomo, come si potrebbe facilmente immaginare, né di un insegnante, Dio abbia a cuore chi tentò di insegnarmi la geografia, e nemmeno di un amica. 
Uno dei momenti più deludenti della mia esistenza ha come responsabile una torta. Si, proprio e semplicemente una torta. La ricordo esattamente come fosse ieri: nei suoi colori ed equilibri era perfettamente meravigliosa e in tutti quegli strati racchiudeva ognuna delle mie voglie più golose e inconfessabili. 

Mentre io cercavo di risucchiare la bava che mi scendeva dalla bocca, la torta svettava in mezzo agli sposi che brindavano a braccia intrecciate mentre suonava la loro canzone romantica. Ero piccola e non conoscevo nemmeno così bene gli sposi per emozionarmi: ero lì solo per fare la brava figlia... e per la torta! 
Dopo innumerevoli baci, foto e applausi finalmente arrivò il momento da me più atteso: il taglio! Vidi la lama luccicante affondare in quegli strati soffici e ora che ci penso credo proprio di aver avuto il primo orgasmo della mia vita, o quello che a nove anni ci si può avvicinare di più. Quando ritornai in me dallo stordimento dei sensi però la torta era sparita!
Il mio cuore si fece piccolo come uno di quei mirtilli meticolosamente disposti sopra, il mio stomaco strideva come un canto del cigno, la mia lingua si era asciugata e il mio respiro si era fatto affannoso. Non feci in tempo a darmi un tono e a mettere in moto le mie già rinomate doti da detective che un cameriere mi si avvicinò sorridente porgendomi un piattino. Era lei! Già porzionata e pronta per essere finalmente goduta. Avere quel piattino in mano era magia e come tutti i momenti magici della mia vita a me piace viverli con la foga che mi contraddistingue: agguantando la forchetta, infilzando la fetta e ficcandomi in bocca un pezzo grande quanto il bouquet della sposa.
Non sono riuscita a dare un nome a quelle sensazioni nell'immediato ma morso dopo morso si fecero più vive e tristemente veritiere.
Era gommosa, stucchevole, viscida, slegata e allappante: in una parola, disgustosa. 
Ma quello che più di tutto mi aveva disgustato era il fatto che mi avesse ingannato, che si fosse presentata con una forma che non rispecchiava per nulla la sua sostanza.

Non ho mai dimenticato quella sensazione e ogni tanto ancora adesso riaffiora più di quanto non vorrei sperare. Ho smesso con le torte ma non posso e non voglio smettere con le persone.
Quello che mostriamo ha preso il sopravvento su quello che siamo. Quello che dice la società ha un peso maggiore di quello che importa veramente a noi. Una gara silenziosa e artefatta è in atto per mostrare una perfezione naturale, un successo dovuto e un equilibrio scontato. Non c'è fatica, sofferenza nè sconfitta in questa mostra di sè, solo le vittorie e i sorrisi. Non si piange davanti alla camera ma solo in camera propria. 
Ci riempiamo di oggetti che ci illudono di farci sentire più completi quando non fanno che renderci meno liberi. Ci circondiamo di persone sbagliate credendo che possano riempire dei vuoti quando non fanno che renderci ancora più soli. Mettiamo belle maschere con fierezza senza renderci conto che non ci fanno nemmeno respirare.
Ci decoriamo di mirtilli senza preoccuparci che il pan di Spagna sappia di sapone per i piatti. Copriamo le imperfezioni con chili di panna e aggiungiamo strati su strati alle nostre insicurezze per sembrare più solidi. Infiocchettiamo le frolle fatte con uova scadute e glassiamo con cioccolato gustoso basi per la pizza.
Ricominciamo con le semplici basi quindi: curiamo i contenuti e i pensieri prima delle unghie, cotoniamo i sentimenti prima dei capelli e spazzoliamo le coscienze prima dei cappotti. Impariamo ad amarci e a mostrarci per quello che siamo senza panna e senza decorazioni che tanto poi al primo sole si sciolgono e alla lunga comunque disgustano.
Impastiamoci con amore pronti a sfornare il meglio di noi perché non so te ma io non vorrei mai essere una bellissima cheesecake ai mirtilli disgustosa.







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