Ti Scrivo dal Paradiso

L'arrivo dell'estate porta sempre con se un milione di ricordi.
Per me, nata negli anni 80, i ricordi più vividi sono sicuramente il calcio Balilla in cui ero un rinomato fenomeno in attacco (senza rullare), i quaderni delle vacanze con la garanzia delle loro grafiche orripilanti, il gelato gusto puffo che credo e spero abbiano poi smesso di fare (qualcuno lo sa?), le prime disco beach negli stabilimenti della riviera con il cugino DJ improvvisato, il Bacardi breezer per sentirsi un pò trasgressivi come quelli di Melrose Place, le piste delle biglie fatte col sedere che poi ti rimaneva la sabbia lassotto fino al Natale di due anni dopo e gli amici che a pranzo si mangiavano anche il bagnino e che non potevano fare il bagno fino alle 6 (del giorno dopo) e tu dovevi aspettarli o fare un malinconico bagno da solo fingendo di divertirti ma palesemente a disagio per il privilegio che ti eri procurato con il digiuno.

Ma più di tutto il resto per me l'estate voleva dire solo una cosa: le cartoline.
Amavo andare in tabaccheria per sceglierle una per una come un rito. Con calma le selezionavo, pensando ad ogni singola persona a cui volevo mandarla, guai ai doppioni e ai sederi nudi, che spopolavano in quegli anni. Le grafiche di alcune probabilmente le disegnavano gli stessi che disegnavano i quaderni delle vacanze ma a me sembravano tutte di grande raffinatezza (culi esclusi).
Scelte accuratamente tornavo a casa con il mio preziosissimo e inconfondibile sacchettino di carta in cui erano riposte insieme ai rispettivi francobolli. Mi sedevo alla scrivania e, con la lingua di fuori per la concentrazione, le compilavo una per una copiando gli indirizzi dalla mia agendina della Naj-Oleari e cercando di trovare una frase accattivante e personalizzata per ogni destinatario, un pò intimidita al pensiero che tutti la avrebbero potuta leggere e con la lingua un pò felpata dal leccaggio francobolli. Era assolutamente sacro poi il momento in cui le imbucavo. Le inserivo una per volta nella pesante fessura della cassetta rossa attenta che il francobollo, attaccato in un testa a testa con la nausea, non si staccasse sbirciando poi nella fessura per assicurarmi che fossero al sicuro.

Purtroppo insieme al gusto puffo anche le cartoline piano piano sono scomparse dalle abitudini estive, sostituite da chiamate o foto digitali decisamente dal sapore meno romantico. 
C'è solo una persona a cui ho continuato a spedire le cartoline per tanti anni a seguire: alla mia nonna, anche quando il gusto puffo ormai era assolutamente introvabile. Ogni posto in cui andavo, anche se non era molto lontano o particolarmente speciale, andavo in tabaccheria e compravo una cartolina senza tradire le mie vecchie abitudini di selezione: no culi e solo grafiche raffinate.
Le scrivevo una frase breve e le disegnavo sempre un cuoricino vicino alla firma "la tua nipotina". 
Mi manca. Mi manca mandarle le cartoline e mi manca lei che al ritorno mi sorride complice e mi dice "Mi è arrivata eh". 

Chissà quante sono le cartoline che sono arrivate a destinazione rendendo felice un destinatario, chissà quante sono state attese con trepidazione e chissà quante sono state imbucate con affetto o audaciaLa cura di tutto il processo, dalla scelta al momento di imbucarla, è qualcosa di così semplice da essercene quasi completamente dimenticati. Spedire un messaggio scritto a mano da un posto lontano per dire ti penso anche da qui è qualcosa di così gentile da averlo quasi sottovalutato. 
È sempre cosi: semplicità e gentilezza tendono ad essere lasciate in disparte, come le cartoline e quella cura delicata del compilarle e nel cercare di attaccare dritto il francobollo.
Che peccato.







Commenti

  1. Il gelato al Puffo, ahimè, esiste ancora.. e quelle tue estati tra calcetto, cartoline, bagnìni (aggiungerei sagre, gioco dell’elastico, gite in bici MBX e festivalbar…)le ho vissute con te e sono nei miei ricordi più belli e spensierati ❤️

    RispondiElimina
  2. Bello e quanti bei ricordi ❤️

    RispondiElimina

Posta un commento

Commenta