Vietato Vietare
Quando passeggio curiosando in giro per Milano mi imbatto di frequente in splendidi cancelli o portoncini: ingressi e preludi di probabilmente altrettanto splendide corti interne.
I cancelli sono spesso in ferro battuto elegantemente lavorato e i portoncini, anch'essi con l'anima in ferro, sono geometricamente composti da un gioco di vetri colorati attraverso i quali l'effetto vedo non vedo è potente come quello di certi abiti semi trasparenti. Una specie di 9 settimane e 1/2 dei portoncini.
Sono ingressi che stuzzicano le menti curiose come la mia: suggeriscono che al di là di quel varco ci sia qualcosa di magico, di proibito, qualcosa di così attraente in cui moltissime volte, quasi tutte per l'esattezza, ho cercato di infiltrarmi, con la finta innocenza delle anziane che cercano di saltare la coda al supermercato, per fare delle foto o semplicemente per dare un'occhiata.
Ma sai che cosa? Tante di quelle volte, non tutte per fortuna, avrei voluto non farlo. Non sto dicendo che a Milano non ci siano corti meravigliose, sarei bugiarda. Sto dicendo che quelle corti sono quasi sempre più belle nella nostra mente quando ce le immaginiamo, mentre desideriamo di violare quei cancelli privati per accedervi.
Siamo attirati da ciò che è inaccessibile, vietato, chiuso, lontano, non disponibile. È l'emozione di riuscire a rendere quel qualcosa accessibile e nostro che ci tiene in vita, che tiene in vita il nostro desiderio e la nostra curiosità.
Vogliamo quello che non possiamo avere e quando riusciamo ad averlo il più delle volte ci rendiamo conto che era più emozionante come lo avevamo costruito nella nostra mente durante la caccia di quanto non lo sia nella realtà. Il proibito mette in moto la nostra fantasia di più di ciò che è concesso. La trasgressione accende. Il vietato ci eccita più del consentito, la parola stessa vibra diversamente sulla lingua.
Perché?
Il desiderio di distinguersi, di fare qualcosa che gli altri non hanno il coraggio o la creatività di fare per sentirci unici? La ricerca di emozione e adrenalina che la routine del concesso non ci da più? L'ego? La paura della noia? La ribellione a regole che non condividiamo? La rabbia?
Forse tutte. Forse nessuna. Scegli la tua.
Io ti posso solo dire che alle mie 9 settimane e 1/2 di portoncini e di altro non rinuncio (con rispetto e legalità). Cosciente dell'inganno e della possibile delusione ma affamata come sempre e troppo di emozioni momentanee.
Subisco anche io il fascino di questi luoghi e spesso mi ci intrufolo senza pensare per poi essere richiamato da qualche voce preoccupata 😂
RispondiEliminaMa l’eccitazione e la voglia di scoperta non hanno freni che tengano!
"intrufolarsi" è proprio il termine giusto! E si, non c'è paura o richiamo che tenga per l'emozione della scoperta :)
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