Mi sento mare

Quando entri in un lembo di mare tu lo senti che diventi parte anche dell’infinito a cui è attaccato. Tu in quel momento lo senti che non stai solo toccando qualcosa ma che, in modo naturale, di quel qualcosa stai diventando parte.

Il mare avvolge senza confini, è un tocco che non è circoscritto, è un massaggio uniforme che non lascia scoperto nemmeno un centimetro della tua pelle e dei tuoi muscoli. Il mare ti pettina le ossa con un ritmo scandito a volte è più dolce a volte più irruento, come l’amore.
Il mare ama in un modo tutto suo. Tutto ti da e tutto ti toglie. A volte è una calma superficie che luccica ondeggiando al sole, a volte un arrabbiato susseguirsi di sali scendi increspati dal vento e alimentati dalla pioggia.

Il mare è imprevedibile come l’istinto ed è per questo forse che alcuni ne sono così dipendenti. Come si è dipendenti da un amante, un amante imprevedibile che ti da e poi ti toglie senza preavviso.

Il mare contiene in se la contraddizione più beffarda dell’universo: una infinita risorsa di acqua che non si può bere. Ci lascia assetati mettendoci davanti al naso di continuo l’oggetto del nostro desiderio. Crudele forse. Provocatorio anche.

Il mare unisce le terre e separa i continenti. Si insinua dove l’uomo non arriva e scava dove gli animali non vedono. Procede senza paura e senza finzioni.
Il mare accoglie tutto da inerte ma a tempo debito lo rigetta sulla riva, a volte con risentimento e altre volte con malinconia, ma il mare non dimentica, come una anziana signora che si fa cullare dai ricordi.

Reverenza, rispetto e gratitudine sono quello che merita e quando ti capiterà di entrare in un qualche lembo pensaci all’infinito a cui è attaccato.


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