Dire. Fare. Limonare. Lettera. Testamento.

Oggi posso dire con convinzione che quelle erano le prime vere ardue decisioni della vita.
Dovevi costruiti una reputazione da guerriera (Power Ranger rosa scansate) ma scegliere "Dire" e dover gridare davanti a tutta la scuola di essere innamorata del professor Trinciapolli, brutto e bitorzoluto come una mela cotogna, non era una scelta esente da paure. Ma non lo era nemmeno "Fare" col rischio di doversi travestire da Raffaella Carrà e ballare il tuca tuca di fronte alla professoressa di religione. 
E poi "Testamento".. bah io quello non l'ho mai capito.
Ma forse la penitenza più temuta di tutte era "Baciare". Sapevi dal principio a cosa saresti andata incontro: non ti sarebbe capitato il figo della scuola ma Mrs brufolo bianco, baffetto sottile da felino e apparecchio colorato. Quando poi capitava che al prescelto venisse in mente di cacciare fuori la lingua allora erano traumi seri e più i brufoli da fase ormonale erano grossi e più si alzavano le probabilità. Il limone era dietro l'angolo e tu per salvare quella reputazione tanto arduamente conquistata di Giovanna D'Arco di 4C non potevi sottrarti.

E' da allora che mi chiedo perché sia di uso comune il termine "limonare" per indicare il bacio alla francese ma solo di recente mi sono convinta di volerlo scoprire veramente. Ci sono modi di dire che spesso si preferisce lasciare nel loro magico mistero, forse paurosi che la scoperta potrebbe essere deludente. Per me è stato così per molto tempo con limonare ma un giorno, in onore di tutti quelli dati e quelli ricevuti, ho penato che fosse giusto sapere e mi sono imbattuta in varie versioni.

Una, decisamente poco romantica e dozzinale, ricollega il movimento delle lingue al movimento rotatorio necessario per spremere i limoni ma ovviamente non mi conquistò nemmeno un pò.
Quanta volgarità e razionalità in un solo concetto!

Un'altra che trovo più delicata, ma molto generica e di dubbia credibilità, racconta di un'antica tradizione secondo la quale per chiedere in sposa una ragazza le si donava un limone che, se morso, sanciva l'accettazione della proposta. Iniziare un matrimonio con un aspro sacrificio non mi sembrava una versione sufficientemente soddisfacente con cui accontentarmi.

Quella che senza dubbio mi ha affascinato di più è un modo di dire lombardo che racconta delle allusioni maliziose dei fruttivendoli (intuibilmente una delle mie categorie preferite) che un tempo vendevano i limoni sempre e solo in coppia.
Li ho immaginati accoppiarli con cura per dimensione, tonalità e grana della buccia creando coppie variegate ma sempre ben assortite.
Quante timide donzelle saranno arrossite ammirando la profumata scorza nelle loro forti mani? 
Ho pensato a quei due limoni che viaggiano sempre in coppia dal banco nel sacchetto fino alla tavola senza separarsi mai come in un lungo e infinito bacio.
Ho chiuso gli occhi e cercato di ricreare nella mente l'odore inconfondibile che ha il bacio, speciale e forte come quello acre del limone. I
l sapore diverso ma simile che hanno tutte le labbra e la ritmicità unica di ogni respiro. 
Ho ricordato i luoghi, i momenti e le persone di quei baci e l'incastro perfetto che a volte si crea, proprio come tra le due metà di un limone appena tagliato. 
Ho spremuto le palpebre più forte, come si fa per raccogliere le ultime gocce di succo, accogliendo anche i baci più malinconici, quelli non dati e quelli non voluti.
Il bacio è una delle cose più intime e delicate che si possa regalare di se per meritare il quale bisogna però essere capaci di grattare la scorza e guadagnarsi un sorso di succo, anche solo una goccia di tutta quella sostanza che si nasconde sotto la superficie. 
Il bacio è un apostrof... nah scherzavo!
Il bacio è un dono ed in fondo è proprio come una coppia di limoni: un allusione maliziosa cercata, voluta e spremuta fino all'ultima goccia.





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