"Tinderami" di sguardi

L'avvistamento da lontano, l'incrocio di sguardi, l'occhiata di sfuggita, la concessione reciproca al guardarsi un pò più a lungo, il tempo morto (di lunghezza proporzionale al tasso alcolico dei protagonisti in questione), l'approccio, la finta reazione distratta e sorpresa, l'imbarazzo del rompere il ghiaccio, il cercare qualcosa di intelligente da dire (che taglia il traguardo sempre un istante dopo di quell'idiozia con cui abbiamo già aperto la bocca), le domande banali, le espressioni facciali che si regalano per la prima volta, i sensi sull'attenti per studiare il nuovo, ......
Ogni abbordaggio da bar ha lo stesso incipit; le continuazioni poi sono differenti e gli epiloghi infiniti.
Sono sempre stata una sua grande sostenitrice e, la derivazione marinaresca del termine "accostare fra loro i bordi di due navi", credo sia una di quelle affascinanti meraviglie della lingua italiana.
L'abbordaggio ti da quella sensazione di libertà asssoluta e di potere razionale nello scegliere e nel farti scegliere, che puntualmente lascia poi il posto ad un istinto primordiale impossibile da prevedere e analizzare.
Gli opposti si attraggono, similia similibus, moglie e buoi dei paesi tuoi: non mi sono mai riuscita a decidere su quale detto detiene la veridicità assoluta; so solo che non sei mai tu a decidere dove cadrà il tuo sguardo.
Poi nel corso degli anni i bar si sono evoluti in club, i nomi dei cocktails centuplicati (non sempre bilanciata dalla stessa coraggiosa creatività nello sceglierli), gli orari di ritorno a casa si sono allungati, le gonne accorciate, le teorie maschiliste e femministe rimescolate ma il succo rimaneva sempre la stesso: l'abbordaggio!
Un giorno poi, è arrivato Tinder!

- Traduzione: esca/stoppaccio infiammabile. 
Evidente tripudio di romanticismo.
 - Logo identificativo: una fiammella, appunto. 
Unica fonte di calore umano che troverai in una app di dating online.
 - Strumento per l'utilizzo: smartphone o tablet. 
Come se non ci fosse già là fuori un mondo di lobotomizzati che cammina instagrammandosi i piedi.
 - Svolgimento: "likare" profili di ragazzi o ragazze che ci piacciono.
Unico strumento di giudizio una manciata di foto (di dubbia veridicità) e a volte una breve auto descrizione (pieno di premi Pulitzer in incognito).
 - Attività fisica richiesta: "swipare" a destra (si) o sinistra (no) con il dito indice.
Nemmeno si possono bruciare calorie indesiderate. 
 - Partecipanti: chiunque abbia un profilo Facebook.
E con chiunque intendo domatori di tigri, busti di addominali senza testa, tatuaggi senza proprietari, ubriachi molesti, sportivi estremi imbacuccati o lontanissimi sul ciglio del Gran Canion, tramonti e monumenti (che voglio dire, se volevo fare un tour me ne andavo in vacanza). 
 - Regole: nessuna. 
E se ci fossero, sarebbero sicuramente già state infrante dalle foto di gruppo, in cui "Dov'è Wallie?" al confronto è uno giochino da scuola materna.  
 - Interazione: "match" se il like è reciproco e quindi la possibilità di chattare.
Variopinta gamma di domande iniziali che sorvolano dalla più noiosa banalità alla più ardita volgarità.
 - Risvolto: Appuntamenti
Spiacevoli sorprese o piaceri inaspettati dietro l'angolo.
 - Epilogo: Anche per Tinder,  come per gli abbordaggi, non si può dare un epilogo universale. 
Il mondo si stia evolvendo in direzioni a volte affascinanti e a volte spaventose. I sentimenti spesso sono esaltati, snaturati o fisicizzati per compensare insoddisfazioni e frustrazioni personali. 
Abbiamo tutti così fretta di dire e fare che non ci concediamo neanche più il tempo di sederci in un bar e lasciare che il nostro sguardo cada su qualcuno. 
Il progresso ci rende migliori, più efficienti e più ispirati ma mentre siamo lì a slidare profili, a destra o sinistra, ricordiamoci di alzare lo sguardo ogni tanto, non si sa mai che cada proprio nel posto giusto... 




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