Nel bel mezzo del casin di nostra vita..

Partiamo con la semplice e cruda dichiarazione che il numero di anni che separa dai 30 è inversamente proporzionale alle preghiere rivolte all'inventore del makeup.
Al diavolo l'acquisizione di affascinante maturità e delle rughe d'espressione che pare (non so ancora bene a chi in realtà) ci diano un tocco sexy e intellettuale; dopo una notte di bagordi è chiara e limpida la differenza tra te e la tua coinquilina di 20 anni.
Lei è lì in agguato col suo team generazionale di coscie sode, pancie piatte e braccia senza "tendine". Ragazzini che si ingozzano di Mc Donald ma sfoggiano fisici da Beckam (concedetemi una bassezza intellettuale) che la linea sottile tra apprezzamenti e pedofila platonica è facile da oltrepassare.
Niente cremine miracolose, rigorosamente diverse per ogni singola parte del corpo, usate con più parsimonia di quella che un diabetico userebbe zuccherandosi il caffè. 
Gambe pesanti, occhi gonfi, sonnolenza post pranzo e diffusi dolori muscolari dopo un pò di jogging iniziano a fare capolino distruggendo la nostra solida convinzione di invincibilità. 

C'è chi, anche a 70 anni, finge di non invecchiare mai, vestendosi all'ultima moda (e col verbo "vestire" per taluni casi sono stata anche fin troppo generosa) e tingendosi i capelli per coprire l'unica traccia visibile della sua età (e qua stendo un velo pietoso sulla specie maschile dal capello tinto). I chirurgia estetica dipendenti sono ad ogni angolo: tirano su, tirano giù, gonfiano e sgonfiano ma l'unica cosa che non possono succhiare via come il grasso da liposuzione sono gli anni sulla carta di identità (ben nascosta sul fondo di portafogli stracolmi di biglietti di cool night club).
Il corpo cambia ma ciò che lo compensa è che la mente lo segue di pari passo (o almeno dovrebbe).

Inizio solo ora a capire le parole di mia madre, quando a 15 anni volevo andare a ballare il venerdì sera, che mi hanno sempre suscitato grande rabbia e rancore: "C'è un età per tutto". Non sto dicendo di sentirmi vecchi sia ben chiaro a tutti quanti (ultimi colpi di reni di quel senso di invincibilità prima citato) dico solo che arriva un momento in cui alcuni primi timidi segnali li accogli con maggior placida e rilassata rassegnazione.
E' così interessante crescere, imparare, migliorarsi, testare e testarsi che sacrificare qualche ruga e qualche dolore muscolare onestamente non sono da considerare un dispiacere. 
E' un cammino e camminando è normale ci si stanchi e che ci venga il fiatone. Ma se durante il viaggio ci va di fermarci e di gratificarci con un pranzo succulento seguito da pennichella non credo che nessuno abbia da ridire. 
Credo che infondo ognuno abbia solo l'età che si merita, dentro e fuori.
Ma la domanda con cui vi lascio è: "Dopo un'infinita giornata di lavoro, un pò di palestra e un paio di bicchieri di vino a cena sei capace di guardare il documentario sulla migrazione dei bradipi senza svenire sul divano al min 4??"




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