Maniman..
Di poche cose sono convinta così tanto, come del fatto che i dialetti dovrebbero essere inseriti come ottava meraviglia del mondo o, chessò, come patrimonio dell'Unesco; perlomeno tra i prodotti DOP o DOC, che ormai tanto ci hanno infilato pure la parmigiana della zia Maria (quella senza mozzarelle blu sia chiaro).
C'è un meraviglioso utilizzo degli accenti e delle rime, nei dialetti italiani, che meriterebbe di avere una materia a scuola; altro che educazione sessuale (ormai gli studenti la potrebbero insegnare agli insegnanti), educazione dialettale: quattro ore settimanali, scritto, orale e recita di fine anno!
Io sono nata in un posto di mare dove ancora adesso, nei borghi di pescatori, i vecchi coi capelli bianchi che brillano al sole, la pelle macchiata dall'abbronzatura e le mani usurate (calmi Hipster, non ho detto Vintage!), parlano tra di loro in un dialetto stretto.
Parlano poco, perchè questo è il nostro modo di essere.
Pazienti nel nostro costruire, con attenta minuzia, le nostre preziose reti da pesca.
Riservati e diffidenti, come i gatti di cui ci circondiamo, perchè è così che il mare ci ha insegnato: mai fidarsi troppo di una piatta, innocua solo all'apparenza.
Il mare è imprevedibile e insidioso: come il "furesto" (lo straniero) che arriva alla locanda, da chissà dove e come il mercante che ci vende sacchi di farina, a chissà quanto.
Ma, in questa nostra silenziosità, abbiamo una pace interiore che pochi altri comprendono. Il profumo e il rumore del mare ci scaldano il cuore, anche nelle giornate più fredde; e se un giorno lui, crudele e impassibile, ci porta via tutto con un'alluvione, noi, sempre in silenzio, mettiamo le "galosce" e ripariamo al danno con tanta fatica e qualche "mugugno" (lamento) sommesso.
Genova, "Zena" come la chiamerebbero quei pescatori abbronzati, è lì, stretta e lunga schiacciata tra mare e monti. Si può percepire, già solo dalla cartina, la fatica che ha fatto sgomitando, per infilarsi lì in mezzo. Ha fatto del porto il suo prezioso nocciolo centrale e ci è cresciuta tutta intorno, in segno di riverenza e protezione.
Perchè questo è quello che noi diamo in cambio, quando acquistiamo fiducia: fedeltà, fatica e timidi gesti che nascondono un grande cuore.
Si dice in giro che siamo "braccini corti" (tirchi), tutte fandonie! Siamo parsimoniosi e diamo alle cose il giusto valore. Sentimenti e denaro devono essere usati, certo che si, ma nella gusta quantità. Una storia difficile ci ha portato ad essere accorti risparmiatori per quando subiamo sconfitte, le reti sono vuote e le viti aride.
Come la formiche, a dispetto delle cicale, ci piace sapere che qualunque cosa succeda abbiamo la dispensa piena a sufficienza.
Poche parole, tanti fatti e si, anche tanta diffidenza.
Non ci piacciono le novità perchè nascondono sorprese che non conosciamo e che potrebbero trovarci indifesi e perdenti.
Abbiamo le nostre abitudini e in quelle ci sentiamo al sicuro, tanto lavoro e pochi rischi.
Ma queste sono caratteristiche legate ad un passato che ci ha forgiato e di cui andiamo orgogliosi, ma che stiamo anche cercando di adeguare al presente: passo dopo passo, tra un sorso di bianchetta e un sospiro...
.."maniman" andiamo troppo di fretta!
Anche in quel di "Londra" ma sempre con l'orgoglio genovese, maniman, ti dimenticassi della nostra città eh..eh..eh.. Brava! Ciaooo!!!!!
RispondiEliminaAnnamaria
molto bello, chiaro e conciso!!
RispondiEliminama come sei brava!!